AI Act 2026 cosa cambia per le aziende e perché devono agire ora Studio Picchi Angelini & Associati x Brain Computing

AI Act 2026: cosa cambia per le aziende e perché devono agire ora

Le aziende italiane stanno adottando l’intelligenza artificiale a ritmi impressionanti. Chatbot per il customer service, sistemi di generazione di contenuti, agenti AI che automatizzano processi commerciali. L’entusiasmo è comprensibile: l’AI promette efficienza, riduzione costi, scalabilità.

Ma queste applicazioni considerano gli obblighi legali?

Il gap tra innovazione e conformità: esempi

Un’azienda del settore sanitario sviluppa un sistema AI per ottimizzare i percorsi diagnostici, alimentando il modello con cartelle cliniche anonimizzate raccolte da diverse strutture sanitarie partner. Obiettivo: diagnosi precoci più accurate. Ma quei dati sanitari, raccolti originariamente per finalità di cura, possono essere legittimamente utilizzati per training di modelli AI? Il consenso informato dei pazienti copre questo uso secondario? L’anonimizzazione è veramente irreversibile?

Oppure: uno studio legale sviluppa un chatbot AI che monitora quotidianamente decisioni del Garante Privacy, dell’AGCM, provvedimenti dell’EDPB, sentenze della Corte di Giustizia dell’UE. Il sistema estrae automaticamente principi giuridici, li sintetizza e genera report settimanali. Però, l’estrazione sistematica di contenuti da database istituzionali configura violazione copyright? Le sintesi AI possono riprodurre sostanzialmente contenuti protetti?

Questi non sono scenari ipotetici, ma casi reali di aziende che hanno innovato velocemente senza considerare le implicazioni normative.

Tre aree di rischio concrete

Uso secondario dei dati: molte implementazioni AI utilizzano dati raccolti per finalità diverse dal training. Il GDPR richiede compatibilità delle finalità, valutazioni d’impatto per categorie particolari di dati, informative trasparenti che includano le finalità di training dell’AI.

Proprietà intellettuale: l’estrazione massiva e la riproduzione automatizzata tramite AI possono configurare violazione copyright. La Direttiva 2019/790 prevede eccezioni per text and data mining, ma con condizioni precise. Le sintesi generate da AI, se riproducono sostanzialmente il contenuto originale, possono violare diritti d’autore.

Responsabilità per output AI: quando un sistema sbaglia, la responsabilità ricade sull’organizzazione. Chatbot che forniscono informazioni errate, sistemi che discriminano, agenti AI che commettono errori contrattuali: l’azienda risponde civilmente e amministrativamente.

Ma è sempre così? La risposta che vi darebbe ogni avvocato: dipende!

Il problema della doppia competenza

La compliance per l’AI richiede competenze ibride che raramente coesistono. Gli studi legali tradizionali comprendono il GDPR e l’AI Act ma spesso non hanno familiarità con l’architettura tecnica dei sistemi di AI. I team di tecnici conoscono perfettamente il funzionamento degli algoritmi di machine learning ma ignorano il quadro regolatorio.

Serve un approccio integrato: expertise giuridica E competenza tecnica. Un team che sappia analizzare un sistema di AI sia dal punto di vista dell’architettura software che della conformità normativa.

L’approccio integrato: Brain Computing + Studio Picchi Angelini & Associati

Brain Computing, in collaborazione con lo studio legale Picchi Angelini & Associati, fornisce servizi AI Compliance che unisce competenza tecnica ed expertise giuridica.

Lo Studio Picchi, Angelini & Associati porta oltre vent’anni di esperienza nella gestione di problematiche legali d’impresa. Il loro approccio si distingue per la capacità di avvalersi di collaborazioni con professionisti che combinano pratica legale e background accademico di alto livello: esperti con esperienza di ricerca accademica, specializzati in AI governance, responsabilità da prodotto per i sistemi di AI, data governance, etc.

Servizi Concreti

Audit tecnico-legali: analisi di tutti i sistemi AI con verifica di conformità GDPR, AI Act, normative settoriali, e gap analysis rispetto a ISO/IEC 42001:2023. Output: roadmap di adeguamento e preparazione per certificazione.

Valutazione di conformità rispetto all’AI Act: identificazione della categoria di rischio per ciascun sistema di AI secondo la tassonomia europea. Per sistemi ad alto rischio: gestione completa della valutazione di conformità, preparazione della documentazione tecnica, valutazione dell’impatto sui diritti fondamentali.

Contrattualistica AI: Data Processing Agreement con fornitori AI, clausole di limitazione responsabilità, garanzie su proprietà intellettuale.

Timeline 2026

L’AI Act europeo entra pienamente in vigore ad agosto 2026. Le organizzazioni che utilizzano sistemi ad alto rischio devono prepararsi ora: valutazione di conformità obbligatoria, documentazione tecnica completa, registrazione in database europeo.

Chi attende rischia di dover bloccare operativamente i propri sistemi per adeguarli sotto pressione temporale, con costi significativamente superiori. Chi adotta oggi standard come ISO 42001 beneficia della presunzione di conformità, semplificando il processo di conformità con l’AI Act.

 

Articolo a cura di

Studio Picchi, Angelini & Associati, studio legale che supporta le imprese nell’affrontare le sfide legate alla compliance, alla governance dei dati e all’adozione di tecnologie emergenti con particolare focus sull’intelligenza artificiale. Grazie a un approccio pragmatico e a competenze trasversali, accompagna le organizzazioni nei percorsi di adeguamento normativo e nella gestione dei rischi connessi.

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